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Argomento proposto da don
Ultimo commento inserito il 29/06/2010 09:12:20 - 13 risposte al forum
Non smettere mai di cercare ciò che ami e finirai per amare ciò che trovi
"Non smettere mai di cercare ciò che ami". Certo questa prima parte della frase è giovane. Riflette la mai sazia ricerca, l'entisiasmo e l'impegno. Avere dei sogni, delle mete da raggiungere. Resistere all'usura del tempo e delle delusioni e continuare a lottare.
"e finirai per amare ciò che trovi". Ma non si vive di sola lotta. Si vive anche del piacere della meta raggiunta, del godimento dei doni che la vita ci concede. Amo quello che trovo perchè so avere occhi per vedere i pezzi del mio sogno già presenti adesso. Sono felice non perchè ho tutto, ma perchè possiedo dei bellissimi pezzi.
Le due parti della frase non vanno contrapposte, ma tenute insieme, appunto da un "e".
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Risposta inserita da Raffaele 57 il 29/06/2010 09:12:20

Ti ringrazio per la delicata precisazione.
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Risposta inserita da sereno per Raffaele il 29/06/2010 09:06:55
Decisamente hai corso il rischio di non farti capire, sereno sfogo.
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Risposta inserita da Raffaele 57 il 29/06/2010 01:15:32

Premessa: consapevole anche del rischio di non essere compreso.....................

Scusami tu Sereno! Io ho parlato di analisi, riflessioni, esperienza, testimonianza. Il termine sfogo, da TE usato, si riferisce forse a quello che desideravi trovare, magari condividere o contestare, e non hai trovato. E' probabile che questa ricerca ti abbia impedito di entrare in sintonia con la densità dei contenuti della mia esternazione, che difendo con la "presunzione" sempre presente, quando a parlare è il cuore. Forse una rilettura libera da aspettative potrà farti percepire l'amorevole ricerca di equilibrio nell'esprimermi, altrimenti... sarà confermata la premessa.

Serena notte.
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Risposta inserita da sereno il 28/06/2010 22:38:58
Scusa Raffaele tutta quella premessa per uno sfogo che poi non hai fatto? Bah
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Risposta inserita da Raffaele 57 il 28/06/2010 00:08:06

Chi desidera realmente seguire Gesù non può prescindere dal doversi misurare con nuovi parametri di vita.Il vangelo richiede sacrifici, richiede impegni spesso inimmaginabili, perché richiede di vivere diversamente dal mondo, dove gli uomini cercano le sicurezze materiali, si aggrappano alle parole, alle persone, alle emozioni.L'esistenza evangelica invece, vive solo della Parola di Dio, vive di spirito e non più di materia, di divino e non più di terreno.Chi intraprende questo cammino deve sapere fin dall'inizio che sarà il discepolo di un povero che non ha un luogo dove posare il capo, di un uomo che ha saputo non senza pericolo rompere certi legami, e che, una volta impegnatosi in una missione, non si è più guardato alle spalle.
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Risposta inserita da Raffaele 57 il 26/06/2010 18:43:08

Premessa: consapevole anche del rischio di non essere compreso , alla luce degli ultimi eventi cronologici e della posizioni espresse in merito, fedele alla mia coscienza, ritengo questo il momento di rendere pubbliche la mie riflessioni del marzo scorso. Oggi trovo tempo da cassa integrato, qualche mese fa in attesa di decisioni aziendali alla ricerca di serenità, da Caserta, sede di lavoro per oltre quattro anni. La scelta del forum non è casuale; trovo la frase perfettamente aderente ai contenuti delle riflessioni riportate.



O FEDELISSIMI DI DON PAOLO O FEDELISSIMI DELLA PAROLA.
O DISCEPOLI DELL'UOMO O DISCEPOLI DI CRISTO.

La mia necessità di esternare il mio sentire, spesso, nasce dal bisogno di ovattare il grido interiore, sofferenza di un anima ancora incapace di trasferire tutta l’energia affettiva nel presente della vita, ne da adepto tanto meno da componente di una setta, ma da cristiano, conscio di tutti i suoi limiti, desidero espormi nella ennesima analisi accettandone il rischio. L’introduzione contempla alcuni passaggi scritti alcuni anni fa che servono per fotografare senza equivoci la mia esperienza.

“Accade nella vita anche di incrociare nel percorso un proprio simile entusiasta delle sue scelte, della vita in tutti i suoi aspetti, che si realizza come sacerdote, da innamorato della musica, del canto, ma sopra tutto di Dio Trinità, che rischia tutto se stesso nella chiarezza assoluta della Parola e si spende nell’indicare esattamente, come Gesù, l’unica strada vitale, quella che passa per l’amore incondizionato ed il perdono. Lo status di benessere che si respira nei suoi concerti si può riassumere negli effetti percepiti: cuore caldo, sensazione forte di fede nutrita da parole e suoni diretti all’anima, felicità nel lodare e ringraziare, unità nell’amore, stupore e ricettività in ricerca dello Spirito, solidarietà nella gioia collettiva. E’ il momento in cui ci si sente più liberi di apparire cristiani felici. Ci si può mostrare senza imbarazzo senza titubanze, anche questo permettono tali eventi; e non c’è età che impedisca di saltare, battere le mani, cantare, pregare, piangere di commozione senza nasconderlo. Quando riusciremo, dopo molti fallimenti, ad estendere questo status spirituale alla nostra famiglia, al nostro ambiente di lavoro, nelle relazioni con gli altri, con la stessa spontaneità, quando riusciremo a ricevere lo stesso benessere dall’azione concreta nelle nostre scelte, dal conforto del debole e del malato, dal soccorso al bisognoso, nello schierarsi a difesa del perseguitato, quando saremo riconosciuti per l’amore elargito gratuitamente cominciando dagli esclusi, saremo migliori e sarà un “concerto continuo”! La conoscenza di quest'uomo e le mie scelte susseguenti ai messaggi recepiti, hanno prodotto in me un deciso cambiamento consentendo una rilettura della vita, della sacralità di se stessi, e per la prima volta, una visione nitida del progetto di amore di Dio per l'uomo. Il Gesù che mi è stato presentato prima che me lo facesse ri-conoscere era un Dio lontano non certo il Padre, Madre, Fratello, Amico, Servo e Signore, l’Unico Salvatore, il Dio uomo per noi, con noi, in noi, nell’Unità dello Spirito Santo. La testimonianza, del suo essere innamorato di Dio è impressa indelebilmente nei suoi occhi. La cerco quella luce particolare, vera, bella, non fa differenza tanto li ritengo intercambiabili tali aggettivi; la osservo sempre, quando è possibile, perché la sento contagiosa. Certamente ha contribuito a risvegliare in me una nuova coscienza Trinitaria.”

Da oltre un anno e mezzo non è più così; in ripetuti incontri, (gli ultimi a diretto contatto fisico) avvenuti in questo periodo, nessuna traccia della indimenticabile luce. La dimostrazione della mia condizione di contagiato è espressa dall’uso dell’avverbio indelebilmente. La dimostrazione che la realtà è mutevole e che di assoluto c’è solo l’Assoluto, risiede nel fatto che quella luce non era indelebilmente impressa nei suoi occhi ma era la realtà di quel presente. Ecco perché non ha nessuna ragione vitale appellarsi a quanto ci è stato trasmesso e a quanto abbiamo ricevuto, così come ritengo deviante qualsiasi incontro mirato alla solidarietà, al sostegno. Solidarietà e sostegno che ben pochi elargiscono ad altri figli di Dio che subiscono la solitudine senza poterla scegliere. Che senso ha chiedersi come sarà domani? La Vita continuamente ci pone di fronte a prove di maturità senza esami di riparazione e conta solo la risposta o la non risposta data ora, adesso, nel momento presente. O si sceglie di aderire alla Legge dell’Amore sempre o può anche accadere di finire impantanati nel tentativo paradossale di ricondursi all’amore, per legge!

Chi ha scelto di frequentare don Paolo e di abbeverarsi alle fonti variegate che ha proposto e propone, celebrazione e predicazione, preghiera, canto, musica, scrittura, insegnamenti sulla comunicazione, può essere credente o non credente. Il mio intervento è particolarmente rivolto ai credenti intesi come coloro che si definiscono tali. In realtà sento che la distinzione non è così netta poiché, fin tanto che resta presente una percentuale variabile di dubbio, sia in un senso sia nell’altro, non si è attuata una scelta definitiva ed irreversibile, pertanto si è in uno stato di riserva che può persistere anche tutta la vita. Sciogliere la riserva è una scelta spirituale non religiosa in quanto passa attraverso l’accettazione dello Spirito che è presente nel divino che è in noi e non tra il legame umano/divino indotto, prima attraverso un insistente lavoro di ripetizione nozionistica e successivamente mediante operazioni di convincimento presenti, in genere e più spesso nel contesto religioso.

La divinizzazione e/o la mitizzazione della persona crea dipendenza e quindi l’opposto del messaggio salvifico della Parola, assolutamente incompatibile con l’essere cristiani e con la Verità liberante dello Spirito. Dio non chiede all’uomo dipendenza ma assoluta fedeltà al Suo Progetto. La versione di un Dio Egoico che, da una superficiale lettura dei testi biblici, potrebbe emergere o peggio ancora essere trasmessa, quasi come certezza per induzione, non è reale. Dio per molti aspetti incomprensibile ed insondabile si, Egoico mai; non ci sarebbe né Misericordia né Amore solo annullamento del Divino. La creazione stessa da un Senso Superiore al Mistero di Dio. Se è vero che nella traduzione dall’ebraico antico la Genesi inizia con :”…in principio creò Dio…” invece che “…in principio Dio creò” non si può evitare di osservare che il creare è anteposto a Dio Stesso. Un Dio cosi Grande non mi sorprende se antepone il Suo Progetto a Se Stesso anche perché questa divisione grossolana è tipica della mente umana ed è pericolosa poiché innesca il concetto di separazione. Dio è l’Uno, l’Indiviso manifesto nel Tutto così come nel Mistero della Trinità Santissima quindi non può esistere distinzione tra Sé Eterno e le manifestazioni del Sé Eterno. Essendo Dio il Creatore, il Suo Operare è unicamente Divino: “Io sono Colui che tutto fa divenire”. Cosa diversa per le creature che possono, solo in determinate condizioni elevatissime di consapevolezza e sostegno dello Spirito, scegliere di operare con modalità divine. Ecco che molto spesso progetti umani sostenuti da intenti elevatissimi, concepiti ed alimentati con grande rigore spirituale e coscienza per lungo tempo, possono in determinate condizioni, in un attimo, perdere aderenza e coerenza con la Parola così tanto bene penetrata e facilmente trasmessa. Gesù è sempre la risposta a tutto. Se abbiamo sempre investito nella sabbia (uomo) il cedimento dell’uomo diventa destabilizzante e ci coinvolge nel fallimento per effetto domino. Se abbiamo investito nella roccia della Parola e nella roccia che è Cristo Gesù, qualsiasi cedimento umano nostro e/o delle nostre inevitabili “figure di riferimento” è superabile in pieno equilibrio. La libertà sta nel sentirsi uniti senza legami alla Matrice Generante, percepire questa Nostalgia d’Origine senza intermediari. L’unione coatta o prodotta da vincoli è schiavitù. Le nostre caratteristiche archetipe garantiscono, in modo infallibile, di riconoscere la qualità assoluta di ciò che viene da Dio senza alcuna manipolazione. Messaggio e personaggio non possono convivere; il punto focale è proprio questo. L’invito è a scegliere ora, sempre nel presente.


GEREMIA 17,5-8

5 Così dice il Signore:
«Maledetto l’uomo che confida nell’uomo
e che fa della carne il suo sostegno,
mentre il suo cuore si allontana dal Signore.
6 Egli è come un tamarisco nella steppa,
che non si accorge quando giunge la felicità,
ma abita tra le arsure del deserto,
in una terra salmastra e inospitale.
7 Benedetto l’uomo che confida nel Signore
ed è il Signore la sua speranza.
8 Egli sarà come un albero piantato presso l’acqua,
verso il ruscello spinge le sue radici;
non se ne accorge quando giunge il calore
e le sue foglie rimangono verdi;
perfino nell’anno di siccità non si preoccupa
e non cessa di produrre il suo frutto.



Raffaele

Caserta, 12.03.2010


Confido nella correttezza e nel buon senso di tutti affinché siano rispettate le esperienze e le testimonianze di tutti.

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Risposta inserita da Enio il 09/06/2005 20:12:09
Mi eleggo professore.. sia con "e" che con "o" la frase è grammaticamente corretta... ma cambia completamente il significato, a prescindere.....mi sembra che entrambe le soluzioni siano buone.. o no?
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Risposta inserita da Lucia il 09/06/2005 17:32:35
A me non sembra che grammaticamente suoni male con la "E". Comunque Br1 la pensa come Enrico ed Enio.(deformazione NOI ASSOCIAZIONE!)
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Risposta inserita da miky il 09/06/2005 17:27:26
...quando sento parlare di amore, cercato provato, trovato o altro la mia mente associa DIO-AMORE, l'unica forma di Amore o se vogliamo l'unico Amore fatto uomo su questa terra e se parto da questa convinzione poca importanza hanno le parole e le discussioni sul loro significato poichè in esse ognuno "trova il significato che cerca" come in tutte le cose. Io sento comunque che siete tutti "belli"! Un abbraccio e ...si comunque e sempre non smettete mai di cercare verità, bellezza e bonta perchè cio che troverete sarà "semplicemente" AMORE
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Risposta inserita da Giò il 09/06/2005 16:59:41
..mi piace il paragone -lottare- con -amare- , se non smettiamo mai di cercare ciò che amiamo, non smettiamo mai di amare e tutto quello che troviamo, che viviamo lo ameremo.
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Risposta inserita da Enrico il 09/06/2005 14:58:31
Ciò non toglie che grammaticamente è molto storpiata con la "e" al posto della "o".. suona malissimo e non sono convinto che sia in perfetto italiano.. mah.. professori??
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Risposta inserita da Enrico il 09/06/2005 14:38:57
"Non smettere mai di cercare ciò che ami". Come ci ricorda Leo Buscaglia in un suo libro.. "siamo nati per amare, è il principio dell'esistenza e il suo unico fine".. non c'è mai un tempo per sentirsi arrivati con l'amore. "o finirai per amare ciò che trovi" perchè se smetti di cercare ciò che VERAMENTE ami.. dovrai per forza adeguarti a quello che riesci a trovare.. può essere che non si vive di sola lotta.. che ci si deve accontentare.. ma... ma... non so.. io non voglio smettere!!
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Risposta inserita da Lucia il 09/06/2005 13:28:11
Esatto! "Sono felice non perchè ho tutto ma possiedo dei bellissimi pezzi". E aggiungerei: e fortunatamente mi rendo conto di questo!
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